Un calcio d’amore che è l’unico importante tirare.
Sono tante. Sono ragazze. Sono sorde. Hanno tutte una grande passione: giocare a pallone. Hanno tutte un grande sogno: giocare in una squadra di calcio, una vera squadra di calcio. Vivono a Kabul, in Afghanistan. Sembra incredibile ma è così.
Nella della scuola per sordi di Arzan Quemat, insieme a Pangea, 30 ragazze vogliono giocare a calcio, per sentire la vita che gli corre incontro, per urlare di gioia silenziosa al primo goal, per sentirsi parte e sentirsi libere, per poter esprimere, attraverso il calcio, il coraggio, l’altruismo, la fantasia e la determinazione che hanno dentro e che la società in cui vivono cerca di reprimere, di negare ad ogni donna.
Per loro questo è lo sport, questo è il futuro, questa è la speranza di poter tirare un calcio di rigore che superi il portiere e vada oltre, oltre la povertà, oltre la discriminazione, oltre un destino segnato dall’ignoranza, dalla politica e dalla cecità.
Con Pangea questo sogno, che sembrava impossibile, è diventato realtà: affittare il campo, dare uno stipendio all’allenatore, affrontare le spese per le trasferte, procurarsi la divisa da gioco, le scarpette, i palloni da allenamento ecc. ecc. Gesti che si sono trasformati in un’emozione quotidiana, in un pensiero meraviglioso al risveglio ogni mattina per ognuna di queste ragazze.
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