Un Paese dove manca tutto, tranne la guerra
Data la sua posizione geografica, l’Afghanistan da secoli costituisce il principale terreno di scontro tra forze nazionali e grandi potenze internazionali. Il suo tessuto sociale complesso, frammentato in numerose etnie, ha favorito una condizione di continua conflittualità, spesso alimentata e utilizzata dai Paesi limitrofi.
Oggi a questo Paese, devastato da 30 anni di guerra dichiarata e da quindici anni di guerra a bassa intensità, manca ancora un sistema economico che non dipenda dalla guerra locale, transfrontaliera e internazionale, né dalla coltivazione e trasformazione dell’oppio.
Mancano strade, ferrovie, gestione dell’acqua, gestione della proprietà terriera.
Mancano istituzioni che lavorino con autorevolezza in maniera trasparente e nel rispetto delle leggi, un sistema giudiziario che abbia leggi uguali per tutti e punizioni certe.
Manca un sistema sanitario degno di tale nome, lo testimonia la percentuale di morte materno infantile al parto più alta di tutta l’Asia.
Manca un sistema educativo perché ancora oggi le bambine e le loro famiglie rischiano avvelenamenti, uccisioni e minacce ogni giorno andando a scuola.
Mancano leggi e l’applicazione delle stesse a protezione e difesa dei diritti delle donne e ancor prima delle bambine, sulla violenza, contro i matrimoni forzati e tra minori, ma la cosa che più manca è sicuramente una volontà politica interna e internazionale di voler scommettere in questo Paese in un reale sviluppo a partire dalle sue donne.
Si preferisce ancora oggi negoziare con i talebani che non sono la maggioranza della popolazione, ma sono ben armati, piuttosto che liberare le donne che sono la metà della popolazione dalle pastoie di regole repressive che controllano ogni loro forma di espressione e crescita emotiva, intellettuale, culturale, economica e sociale e da cui deriva anche la rinascita o la stagnazione di questo Paese assieme a tutti coloro che desiderano la Pace.
Infatti questo Paese è lasciato quanto basta a se stesso per poter continuare a svolgere ognuno i propri affari nazionali e internazionali, legali e illegali. Ciò nonostante, le donne continuano a vivere, con incredibile forza e perseveranza, e Fondazione Pangea, da quasi vent’anni, le accompagna e supporta il loro impegno.