Discriminazioni, violenza e stereotipi: non è un Paese per donne.
In Italia, Paese tra gli 8 più sviluppati del mondo, la violenza di genere è ancora una piaga che colpisce moltissime donne.
Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate e il sommerso è quindi elevatissimo. La prima (2006) e la seconda (2015) indagine Istat riguardanti il fenomeno della violenza fi sica e sessuale in Italia hanno stimato che – tra i 16 e i 70 anni – una donna su tre in Italia ha subito almeno una volta nella sua vita una situazione di violenza.
La violenza è una realtà quotidiana che sconvolge la vita di molte donne e, se vi sono, anche quella dei loro figli. Sono tante le forme di violenza a cui si può essere soggette, la maggioranza purtroppo si consuma all’interno della famiglia e nelle relazioni di intimità.
La donna che subisce, spesso incapace di ammettere perfino a se stessa la gravità della situazione o la frequenza delle aggressioni, si trova a minimizzare le tensioni e a nascondere all’esterno il proprio disagio, vivendo con senso di colpa e inadeguatezza la violenza a cui è sottoposta.
È importante avere gli strumenti e le informazioni necessarie per poter riconoscere la violenza, nei suoi molteplici aspetti, per sapere come affrontarla e uscirne.
L’Italia è ancora ben lontana dal raggiungimento di una parità sostanziale tra donne e uomini tanto da collocarsi nelle ultime posizioni in Europa nelle classifiche sulla parità di genere.Anche dal punto di vista della partecipazione lavorativa, i dati e le statistiche confermano che le donne devono superare molti ostacoli per far riconoscere e valere le proprie capacità e competenze nel lavoro e nella politica e sono meno presenti rispetto agli uomini in tutti gli ambiti della vita pubblica.
Le donne hanno una maggior incidenza di lavoro sottopagato e non qualificato, di contratti part-time e precari; ricevono salari più bassi degli uomini, (percepiscono in media il 23% in meno dello stipendio a parità di responsabilità ed incarico rispetto ad un uomo); hanno molte difficoltà di accesso alle cariche decisionali (comprovate dalla scarna rappresentanza e partecipazione delle donne nella vita politica, nei posti di responsabilità e di dirigenza delle aziende); e il lavoro e la maternità sono più inconciliabili che in qualsiasi altro Paese europeo (oltre un quarto delle donne occupate abbandona il lavoro dopo la maternità).